Lunedì, 14 Giugno, 2021


VILLA IGEA: CENTRO PER IL PIEDE DIABETICO, IN AUMENTO DEL 70% VISITE E INTERVENTI
Il servizio, aperto nel 2015, si avvale di un’équipe multidisciplinare e di tecnologie all’avanguardia
ANCONA, 14 luglio 2021 – Il Centro per il Piede Diabetico della Casa di Cura Villa Igea di Ancona ha registrato dal 2018 al 2020 un incremento del 70% delle attività ambulatoriali e chirurgiche. Il trend in crescita del servizio, aperto nel 2015, che si conferma anche per il primo semestre di quest’anno, evidenzia come si sia consolidato come un importante punto di riferimento per il territorio anconetano.
Sul fronte di visite e medicazioni, il Centro è passato da 304 prestazioni complessive del 2018, alle 722 del 2019, arrivate a 1.090 lo scorso anno. Nei primi sei mesi del 2021 ne sono state effettuate 502. Nel 2018, inoltre, sono stati eseguiti 168 interventi, saliti a 247 nel 2019 e a 349 nel 2020. Da gennaio a giugno di quest’anno ne sono stati effettuati già 190.
Il diabete è una delle malattie croniche più diffuse nei paesi industrializzati e può causare neuropatia periferica, con perdita di sensibilità al dolore e al calore (frequenti sono le ustioni ai piedi senza che il paziente se ne renda conto), e complicanze vascolari agli arti inferiori (arteriopatia diabetica) che, se non curate adeguatamente, nel 15% dei casi possono causare ulcere e lesioni della cute a rischio d’infezione. Il paziente deve dunque essere preso in carico precocemente, fin dall’esordio dei primi problemi, in quanto nei casi più gravi si può arrivare anche all’amputazione del piede e della gamba.
Le tecnologie
Il centro si avvale delle più avanzate tecnologie per il trattamento delle lesioni, tra le quali l’idrobisturi, un sistema idro-chirurgico per il taglio, l’ablazione e la rimozione del tessuto danneggiato o necrotico, l’utilizzo di sostituti artificiali del derma e dell’osso per riparare il danno e la terapia a pressione negativa, che stimola i processi di guarigione della cute. Inoltre, il Centro di Villa Igea offre l’opportunità per il paziente di sottoporsi a una diagnostica vascolare di primo e di secondo livello con doppler a onda continua, ossimetria trans-cutanea, ecocolordoppler degli arti inferiori, angio TC e, dove necessario, interventi di ricanalizzazione endoluminale periferica con CO2 senza utilizzare mezzo di contrasto, spesso controindicato in presenza di insufficienza renale cronica. Si tratta di una tecnica di rivascolarizzazione totale dell’arto inferiore e del piede con la quale si cerca di riaprire i vasi sanguigni occlusi che scendono verso il piede.
“Il piede diabetico - spiega Fabio Romagnoli, diabetologo del Centro di Villa Igea - colpisce, in genere, pazienti con lunga durata di malattia, con possibili diverse co-morbilità e particolarmente fragili e complessi da gestire clinicamente. Circa il 15% dei soggetti diabetici vivrà l’esperienza di una lesione ulcerativa del piede nel corso della loro vita. Le lesioni del piede diabetico – aggiunge - si complicano frequentemente con processi infettivi anche deostruenti che aumentano il rischio di amputazione. Oltre il 60% delle amputazioni non traumatiche degli arti inferiori nel mondo è effettuato in pazienti diabetici. Considerando che circa il 6% della popolazione generale è affetta da diabete, si comprende come questa patologia abbia un impatto pesantissimo a livello socio-economico”. La principale arma per combattere questa patologia è la prevenzione, quindi una diagnosi precoce della neuropatia e dell’arteriopatia periferica. E’ bene, dunque, che i pazienti diabetici asintomatici si sottopongano a controlli in un centro specializzato una volta l’anno.
“Il trattamento del piede diabetico – prosegue William Forlini, chirurgo plastico del Centro - risulta particolarmente complesso e impegnativo in quanto necessita numerose expertise sia a livello diagnostico, assistenziale che chirurgico, tanto che l’unico approccio che ha mostrato una significativa efficacia clinica è quello multidisciplinare”.
Il modello organizzativo attuato a Villa Igea prevede un percorso multidisciplinare e multiprofessionale di presa in carico del paziente, orientato a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’approccio diagnostico-terapeutico oltre a far sì che il paziente percepisca un’alta qualità della cura. Oltre al dottor Forlini e al dottor Romagnoli, l’esecuzione delle rivascolarizzazioni periferiche è eseguita anche da radiologi interventisti con una specifica competenza, tra questi lo specialista Marco Manzi, e l’ambulatorio è gestito da un’infermiera dedicata, Adriana Turbatu.